Soundtrack - Il mondo della Colonna Sonora

Dead Can Dance

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view post Posted on 5/6/2007, 20:57     +1   -1
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Dead Can Dance è il più importante e influente progetto di quella corrente "gotica" e "atmosferica" che nacque come costola della "dark-wave" a partire dai primi anni ottanta: nessun altro gruppo, in questo campo, ha saputo arrivare a risultati di portata tanto ampia. Dead Can Dance è un progetto culturale, ancora prima che musicale, volto alla (ri)scoperta di tradizioni antiche, lontanissime nel tempo e nello spazio.

La loro saga ha esplorato epoche e ambientazioni diversissime, evolvendosi in uno studio meticoloso sulla tradizione folk europea, con particolare predilezione per i temi medievali e rinascimentali (che ha dato il via al ricchissimo filone del "gothic" ambientale e cameristico capitanato da gruppi come i Black Tape For A Blue Girl), riscoprendo da un lato la musica sacra, dall'altro la musica tribale (e ponendo nuove basi per il rilancio della world-music), mantenendo sempre una rigorosa coerenza stilistica, e al tempo stesso allontanandosi sempre di più dai canoni della musica rock.

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I Dead Can Dance nascono nel 1981 a Melbourne, Australia: il gruppo è inizialmente formato da Brendan Perry (voce, synth e chitarra), Simon Monroe (basso), Paul Erikson (tastiere e percussioni) più la vocalist Lisa Gerrard. In effetti il gruppo è nato proprio grazie all'incontro, avvenuto nel 1979, tra Gerrard (che studiava canto classico) e Perry (che fino a quel momento era cantante e chitarrista della punk-band The Scavengers, poi abbandonata per dilettarsi in esperimenti di musica elettronica). Così la cantante ricorda i loro esordi: "Il primo brano che improvvisammo si chiamava 'Frontier'. Quel giorno successe qualcosa di magico. Capimmo che tutto quanto avevamo fatto prima, da soli, non era assolutamente paragonabile. Si sbloccò qualcosa che nessuno di noi avrebbe immaginato; dovevamo ripetere quell'esperienza, per questo cominciammo a scrivere insieme". Ma è in Inghilterra che la loro musica li rivelerà come un punto di riferimento obbligato per tutta l'estetica dark. Perry e Gerrard vi si trasferiscono nel 1982, diventando a tutti gli effetti gli unici titolari della sigla Dead Can Dance e firmando per la 4AD di Ivo Watts-Russell. A Londra, terra più congeniale alle loro tenebrose atmosfere, i Dead Can Dance mostrano subito quella che è la loro peculiarità rispetto al movimento dark di Bauhaus, The Cure, Joy Division, Siouxsie and The Banshees. La loro opera si caratterizza per un gusto spiccato per arrangiamenti spettrali, eleganti e atmosferici, e per il canto - più caldo e baritonale quello di Perry, più luminoso ed etereo quello di Gerrard. La loro dote maggiore è la capacità di costruire un clima di suspence, che prende lo spunto da un gothic di stampo classicheggiante e medievale, per spaziare via via verso la religiosità, l'arcaico, l'esotico e il folk.



Nel 1984, il primo album Dead Can Dance, seguito a ruota dall'Ep Garden Of Arcane Delights, li fece subito accostare ai Cocteau Twins per le divagazioni eteree e sognanti. Ma in realtà la loro musica degli esordi discendeva soprattutto dal punk gotico di Siouxsie e dei Joy Division. Alle atmosfere da rituale occulto della "regina della notte", i Dead Can Dance univano però un senso di angosciata spiritualità, che si sviluppava attraverso salmi religiosi, litanie ed echi d'oltretomba. Un esempio di questa perfetta simbiosi è la splendida "In Power We Entrust The Love Advocated" (ripresa poi dagli olandesi Gathering). Ma se le raffinate ballad cantate da Perry (spicca "Wild in the Woods"), ancora non si discostano troppo dai canoni della dark-wave, sono gli impressionanti melismi di Gerrard, voce dall'estensione sovrumana, a caratterizzare i brani più originali e indimenticabili: la nervosa "Ocean" e la rarefazione assoluta di "Musica Eterna". A partire dal secondo album, Spleen And Ideal (1985), Perry decide di puntare su arrangiamenti para-sinfonici di fiati, percussioni e archi, mentre i vocalizzi di Lisa Gerrard si fanno sempre più onirici e suggestivi. Domina sempre un senso di misticismo, tra mantra tibetani, cori che riecheggiano all'infinito e ritmi tribali. Le diversissime impostazioni dei due sono amalgamate alla perfezione: Perry centra il primo vero capolavoro della sua arte di filosofico cantautore "da camera" con la meravigliosa marcia "Enigma Of The Absolute"; e Gerrard, con brani come "Mesmerism" e "Avatar", porta sempre più in alto la strepitosa potenza visionaria del suo canto. L'album raggiunge il secondo posto nelle classifiche indipendenti inglesi. E, insieme ai "cugini" Cocteau Twins, i Dead Can Dance diventano il vero simbolo dello "stile 4AD".

Enfatizzando la propensione "cameristica" degli arrangiamenti, Within The Realm Of A Dying Sun (1986) segna un vero traguardo formale. È anche il loro disco "gotico" per eccellenza, il più esoterico e misterioso della loro carriera. Otto brani, che i due si spartiscono equamente. I primi quattro, quelli di Perry, sono straordinari "studi" sul contrappunto, orchestrati per ensemble da camera di dieci musicisti, stesi su tappeti elettronici "ambientali", scanditi dai rintocchi delle tastiere. Il contributo di ogni strumento è calcolato millimetricamente e perfettamente incastonato nell'insieme, allo scopo di ottenere una musica solenne e maestosa, ma anche fluida, naturale, scorrevole ed elegante. Lo strumentale "Windfall" e la lunga, magica narrazione di "Xavier", sono i brani-simbolo di tanto splendore stilistico. La seconda metà dell'album, centrata sugli esperimenti canori di Lisa Gerrard, culmina nella danza orientale di "Cantara".

L'album della maturità arriva però nel 1988, con The Serpent's Egg. Al confine tra il nascente "ambient gothic", la più antica tradizione folk europea e la musica medievale, l'opera è all'insegna di una spiritualità allucinata, di un misticismo ancestrale che si traduce in arrangiamenti scarni e austeri. L'iniziale "The Host Of Seraphim", è forse il capolavoro personale di Gerrard; ma spiccano anche pezzi come "Mother Tongue", fantasioso collage di world-music tribale e rituale, e la fiaba magica di "The Writing On My Father's Hand". Perry invece centra quelle che forse sono le sue ballate esistenziali più belle di sempre, a partire da quello strepitoso incantesimo che è "Severance" (anni dopo splendidamente re-interpretata dai Bauhaus, fino al desolato esistenzialismo di "In The Kingdom Of Blind" e alla sognante, quasi irreale, ballata folk di "Ullyses". Splendidi sono anche i suoi testi, sempre forbiti e complessi, spesso ispirati a leggende popolari (è il caso di "Ullyses" o di "Xavier" dal precedente album). L'intesa tra i due è al culmine: "Registriamo dischi perché abbiamo molti demoni da esorcizzare - raccontano - traiamo diletto dalla natura terapeutica del fare musica ed è attraverso questo godimento che vogliamo esprimere quella gioia e comunicarla alla gente. E la nostra fonte più grande di terapia, ed il nostro più grande mezzo di espressione".

Seguiranno altri passaggi significativi, come l'album Aion (1990) - excursus medievale e rinascimentale suonato con strumenti d'epoca e cantato in lingue antiche, vero punto d'arrivo "concettuale" della loro ricerca, che presenta uno dei loro gioielli più splendenti, il delicato madrigale "The Promised Womb" - e Into The Labyrinth (1993). Quest'ultimo è il risultato di una curiosa "preparazione": Brendan Perry vive su un'isola in un fiume al confine tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda Settentrionale; Lisa Gerrard vive nelle montagne dello Snow River in Australia. "E' un viaggio attraverso un anno di scrittura, basato sulla vita in campagna con gente rurale - racconta Perry -. C'è un amore per la musica naturale, primitiva del mondo, un amore per cose che suonino veramente naturali: un canto d'uccello, un bosco".
In seguito, arriverà il disco live Towards The Within, in cui la band ha l'opportunità di manifestare le sue particolari attitudini per i concerti: "Dal vivo - racconta Lisa Gerrard - non prendiamo molto dai nostri dischi. Abbiamo un sistema in cui introduciamo strutture nodali che permettono improvvisazioni, seguendo un approccio melodico. Puoi raggiungere 'pericolosamente' alcuni bei momenti musicali attraverso questo procedimento".

Nel frattempo Lisa Gerrard si dedica anche a un'attività solista e incide The Mirror Pool (1995), arricchito dalle percussioni di Pieter Bourke. Sempre enigmatica, lontana dalle luci della ribalta del rock, la chanteuse australiana non rinuncia mai alla meditazione: "Gli attimi di silenzio sono fondamentali quando lavori. Hai bisogno di pause, di non sentire nulla, di riflettere su ciò che hai fatto. Altrimenti il rapporto con il tuo lavoro rischia di subire un trauma".

Musicalmente, i Dead Can Dance virano sempre più verso sentieri etnici: il background celtico viene contaminato da influenze arabe, persiane, cinesi e dall'uso di nuovi strumenti, tra cui il "bouzoki" e altre percussioni esotiche. Un discorso che sarà approfondito in Spiritchaser, sempre più all'insegna del folk "transglobale" (musica indiana, latino-americana, africana, pellerossa, caraibica). Ma l'album, quantomai ambizioso, denota qua e là segni di stanchezza. Così Gerrard prosegue la sua strada registrando Duality (1998), omaggio alla musica aramaica del medioevo, in cui la vocalist australiana non rinuncia ai suoi gorgheggi anarchici, che mescolano canto gregoriano, folk celtico e danze medievali, ma si concede anche per la prima volta alla lingua inglese. Le strade del duo sono ormai divaricate: Perry è diventato sempre più un direttore d'orchestra rock di stampo neo-classico, Gerrard, con le sue divagazioni etnico-religiose, una sperimentatrice del canto "libero", sulle orme di Enya e di Meredith Monk. Così nel 1998 la band si scioglie. "Eravamo tutti cresciuti oltre i limiti del nostro lavoro comune", racconterà poi Perry. La sintesi migliore del repertorio della formazione di Melbourne resterà A Passage In Time (1991), l'antologia dove sono stati raccolti alcuni dei loro brani più significativi, da "Saltarello" a "The Writing On My Father's Hand", da "Ullyses" a "Cantara".

Ma chi pensava che Brendan Perry da solo non sarebbe riuscito a ripetere le audaci imprese dei Dead Can Dance si sbagliava. Il suo album solista Eye Of The Hunter (1999) è infatti un piccolo gioiello di cantautorato di fine secolo. In 42 minuti, infatti, Perry scorre con gli occhi di oggi il "canzoniere" confessionale di Tom Waits e di Leonard Cohen, di Tim Buckley e di Nick Cave. Eppure riesce a non essere mai troppo confidenziale. Anzi, appare rigido e teso, a testimonianza di una personalità difficile, che solo di recente è uscita allo scoperto: "E' esaltante essere gratificato e raccogliere ciò che proviene dai miei soli meriti", ha rivelato.
Arrangiato per orchestra con un ricco ensemble di strumenti acustici, Eye Of The Hunter prende le mosse dalle atmosfere fredde e inquietanti dei Dead Can Dance, ma le aggiorna in un contesto "classico", incentrato sulla voce limpida e severa di Perry. E' un viaggio emozionante tra dolci arpeggi e melodie struggenti ("Medusa"), ninnananne dal sapore psichedelico ("Saturday's child"), blues spettrali ("Death will be my bride", con echi di Chris Isaak). Ma si percepisce anche la propensione di Perry per il folk celtico, per la new age e per i paesaggi sonori di Ennio Morricone. L'album, elegante anche nella sua veste grafica, si rivela insomma un perfetto bilanciamento di temi austeri e comunicatività, delicatezza e suspence, dimostrando che Perry ha tutti i mezzi per poter raccogliere l'eredità dei Dead Can Dance e proiettarne lo spirito "dark" nel Duemila. Nel frattempo, Lisa Gerrard si dedicava con successo ad alcune colonne sonore importanti per film come "Insider" e "Il Gladiatore" (diretto da Ridley Scott e premiato con l'Oscar).

Nel 2004, mentre si ipotizza una reunion dei Dead Can Dance, Lisa Gerrard pubblica insieme a Patrick Cassidy l'affascinante Immortal Memory.


Discografia

Album

* Dead Can Dance (1984)
* Spleen and Ideal (1985)
* Within the Realm of a Dying Sun (1987)
* The Serpent's Egg (1988)
* Aion (1990)
* Into the Labyrinth (1993)
* Toward the Within (1994)
* Spiritchaser (1996)

EPs

* Garden of the Arcane Delights (1984)

Compilation

* A Passage in Time (1991)
* Dead Can Dance (1981-1998) (2001)
* Wake The Best of Dead Can Dance (2003)
* Memento The Very Best of Dead Can Dance (2005) (single-disc greatest hits)

Collaborazioni

* It'll End in Tears (This Mortal Coil, 1984)
* Lonely Is an Eyesore (4AD compilation, 1987)
* Baraka (colonna sonora, 1992)
* Sahara Blue (Hector Zazou, 1992)

Nel 1998 era previsto un album, ma il duo si separò prima della sua realizzazione. L'unico brano completato per il disco, "The Lotus Eaters", verrà incluso nella raccolta "Wake" pubblicata nel 2003.

Oltre alle incisioni ufficiali circolano molti bootleg dei loro concerti, alcuni di essi contengono incisioni di brani che la band ha eseguito solamente nelle proprie esibizioni dal vivo.
 
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VikingFede666
view post Posted on 14/6/2007, 17:38     +1   -1




Che gruppo..considero "Spleen And Ideal" l'apice,insieme a First,Last & Always dei mai troppo compianti Sisters of Mercy,di quella stagione dark anni 80' che mai così tanto fu ricca di talenti e prestigio(underground sempre..).."Spleen And Ideal", secondo album della loro saga, porta subito a livelli vicini alla perfezione tanto l'intesa tra i due, quanto la loro ricerca: qui ci sono ancora tracce di rock, che in seguito andranno perdute del tutto (culminando in "Aion" del 1990, che è un album di musica medievale "pura"), c'è molta elettronica, sebbene nascosta e mascherata. Ma i tre brani iniziali sono invece un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio. "Out of the Depths of Sorrow" ci mostra la loro personale versione del "De Profundis", su una partitura fatta di cori liturgici sintetizzati e tirati allo spasimo, lunghissime frasi di organo e battiti isolati dei timpani; su tutto svetta il canto camaleontico di Gerrard, la cui "mostruosa" estensione vocale permetteva escursioni sempre più spettacolari, ora una litania mediorientale e ora un canto religioso rinascimentale.

"Ascension" è un breve strumentale condotto da un coro cavalleresco di trombe e tromboni, con un minaccioso drone elettronico in sottofondo, all'insegna di un'atmosfera di totale rarefazione, di attesa angosciosa, di suspence spettrale. "Circumradiant Dawn" è un altro viaggio ipnotico di Lisa Gerrard: accompagnati da null'altro che una fisarmonica usata a mo' di sintetizzatore "cosmico" e da scarni rintocchi di chitarra, i suoi vocalizzi sembrano attraversare un cielo antico, stellato e freddissimo. Questi tre brani segnano il prologo a un'epopea arcana e spirituale, che non si concluderà in questo disco bensì continuerà a evolversi di album in album.

Il resto dell'opera è caratterizzato invece dalle ballate filosofiche e visionarie di Brendan Perry, tra le quali svettano la ritmica ipnotica di "The Cardinal Sin" e il carosello magico di "Enigma of the Absolute" (quest'ultima una delle vette più alte del loro intero repertorio), entrambe arricchite da contributi "cameristici", in particolare violoncello e timpani.

Ma i capolavori non mancano nemmeno sul versante di Gerrard, che si riserva due numeri da fuoriclasse nei quali scatenare la sua voce sovrumana: la turbolenta "Mesmerism", condotta da poliritmi frenetici e da un pianoforte impazzito, salvo poi sfociare in un meraviglioso vortice di archi ed elettronica, e la ancor più magica e trascinante "Avatar". "Spleen And Ideal" trasporta l'ascoltatore in un mondo e in un tempo alieni, antichi e lontanissimi eppure al tempo stesso incredibilmente "familiari" ed evocativi, come se le loro associazioni di armonie e sonorità fossero iscritte nel nostro inconscio collettivo: forse anche per questo motivo riuscì a raggiungere il secondo posto nelle charts indipendenti del Regno Unito. Il concetto di base è ben spiegato dallo stesso Brendan Perry: "Quello che vogliamo rappresentare è la nozione dualistica di scelta. Il nostro è un universo alla Blake nel quale l'umanità si può riscattare solo liberandosi dalla cecità, attraverso l'interpretazione corretta di segni ed eventi che permeano le leggi di natura... in questo caso lo 'Spleen' è visto come legato inestricabimente al concetto di 'Ideale'. Da una parte attende per privare l'Ideale della sua potenzialità di esistere; dall'altra parte vorrebbe plasmare e influenzare la natura propria dell'Ideale. Corrispondentemente, le nostre canzoni trattavano di verità e illusione; del condizionamento e della libertà; del dubbio e della fede; e sotto tutti questi dualismi c'è la ricerca della perfezione, il conseguimento dell'Ideale…". La ricerca della perfezione, appunto: e di questa ricerca "Spleen And Ideal" è il primo, fondamentale, tassello.
 
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view post Posted on 15/6/2007, 08:59     +1   -1
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Quoto ogni cosa che hai scritto! Recensione davvero illuminante!
 
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